martedì 29 dicembre 2009


RIFONDAZIONE COMUNISTA AUGURA A TUTTI BUONE FESTE!!!

mercoledì 9 dicembre 2009

COMUNICATO Federazione della Sinistra Porto Recanati

Come ratificato dall’assemblea nazionale tenuta il 5 dicembre presso il teatro Brancaccio di Roma, è nata ufficialmente la Federazione della Sinistra che comprende le componenti politiche di Rifondazione Comunista, PdCI, Socialismo 2000 e la corrente sindacale Lavoro e Solidarietà.
A Porto Recanati l’iniziativa di presentazione del progetto unitario è avvenuta lo scorso 29 novembre anticipando l’ evento nazionale. E’ fortemente sentita l’esigenza di intraprendere un cammino comune che possa razionalizzare il quadro politico a sinistra e che veda un ritorno deciso di produzione politica di quelle forze che a sinistra del PD non si sentono oggi rappresentate da un’opposizione non sufficientemente antagonista. Con la Federazione della Sinistra ritornano i grandi temi del lavoro, dell’ambiente, dello stato sociale e dei diritti.
Insieme a queste tematiche deve riemergere un’ attenzione al territorio troppo spesso soffocata da sterili polemiche e la necessità di una maggiore democrazia nelle scelte. Nella seconda parte dell’assemblea di domenica 29 sulla tematica del rigassificatore, si è dato spazio in modo sereno e non pregiudiziale alla voce dei portorecanatesi, alle loro opinioni e alle perplessità sull’opera. L’ intervento dei membri del comitato “rigassificatorenograzie” ha permesso di parlare in modo costruttivo e positivo di ambiente, pianificazione economica e reale sviluppo legato alle attività territoriali.
Anche a Porto Recanati la Federazione della Sinistra esiste. Un passo importante per costruire una vera alternativa alle logiche dominanti.
Luca Falaschini, Segretario PRC Porto Recananti
Antonio Mondaldi, Consigliere Provinciale PdCI
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

domenica 22 novembre 2009

ASSEMBLEA PUBBLICA Domenica 29 novembre Ore 21.30 Sala Biagetti PORTO RECANATI

VERSO LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA DI ALTERNATIVA
DOMENICA 29 NOVEMBRE Ore 21.30
Sala Biagetti del CASTELLO SVEVO

Presentazione del progetto della federazione della sinistra di alternativa e a seguire assemblea pubblica sul tema:
PORTO RECANATI E L’OMBRA DEL RIGASSIFICATORE
ECONOMIA, SVILUPPO, SOSTENIBILITA’,
FUTURO DEL TERRITORIO

Interverranno:

Luciano Pantanetti
Segretario provinciale PRC-SE
Giuseppe Pieroni
Segretario provinciale PdCI
Antonio Monaldi
Consigliere provinciale PdCI
Luca Falaschini Segretario circolo PRC Porto Recanati
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Uniti per un nuovo inizio

sabato 21 novembre 2009

Hotel House, la “pulizia” etnica si fa senz’acqua

Porto Recanati. Nel grande condominio dei migranti sospesa l’erogazione idrica

Senza acqua. Non accade nel Sahara ma a Porto Recanati, in provincia di Macerata. Un paese di 10 mila abitanti raccolto in una lingua di terra stretta e lunga qualche km con una piccolissima zona industriale, una speculazione edilizia da far invidia alle grandi metropoli e l’Hotel House, il condominio ad ingresso unico più grande d’Europa, figlio delle speculazioni degli anni Settanta. Ospita ben 2 mila cittadini residenti sul totale della popolazione portorecanatese. Circa 70 cittadini Italiani, gli altri provengono da ogni parte dell’Africa, Sudamerica, Asia, Est Europa. Gran parte degli appartamenti sono di proprietà di pochi cittadini italiani che li hanno affittati a migranti. Dalla scorsa primavera il condominio è sprovvisto di acqua corrente.Il fatto è dovuto ad un contenzioso tra alcuni condomini e l’Astea la società che gestisce il servizio di erogazione e distribuzione idrica. I problemi cominciano nel 2007 quando la maggioranza dei residenti risulta essere straniera. Nell’assemblea condominiale iniziano azioni di destabilizzazione su spinta di 4 condomini, tutti italiani, e viene fatto dimettere l’Amministratore, proprio nel momento in cui veniva presentata la proposta di istallare per ogni appartamento un contatore idrico. Fino ad allora c’era per 500 appartamenti un unico contatore, incluso nelle spese condominiali. Da lì le insolvenze di pagamento operate soprattutto da speculatori autoctoni proprietari di decine di appartamenti. Si comincia con il razionamento dell’acqua –30 m.cubi per 20 minuti al giorno, con il risultato che ai piani alti non arriva mai flusso idrico. In un atto di “generosità” uno dei proprietari, a sue spese e per evitare di pagare il condominio fa scavare un pozzo con il benestare della nuova Amministratrice.L’emergenza sembra allentarsi, ma l’amministrazione comunale e le istituzioni continuano a latitare. Le elezioni comunali vengono rivinte dal centrodestra e il pozzo viene chiuso e sigillato dai Vigili Urbani. L’acqua dichiarata inutilizzabile. L’Astea taglia del tutto la fornitura. Il dramma è totale. Immaginiamoci 2000 persone(donne, bambini, anziani) proiettate in un mostro di cemento dentro al deserto dei Sahara. Durante la campagna elettorale accadono strani fatti, auto incendiate, rivolte sedate, incidenti e persone ambigue che si aggirano in questo ghetto. Vengono in visita Guidoni (ex eurodeputato SeL) e vari politici locali. Il Sindaco adotta la linea dura. D’estate, con gli irregolari che lavorano come ambulanti nelle spiagge, la popolazione raddoppia. L’odore che proviene dall’abitato è nauseante. Nella struttura non arrivano neanche i postini. Le irregolarità si moltiplicano e lo stato di abbandono è totale. Sembra quasi che ci sia una strategia per devastare, ghettizzare portare l’House e le persone che ci vivono alla disperazione. Un disegno di costruttori e multinazionali che prevede la pulizia etnica indiretta. Chi ci vive si difende come può, rimediando l’acqua per lavarsi e peri bisogni, ma permane una tensione insopportabile. Si tratta di una vera e propria bomba ad olorogeria che potrebbe esplodere da un momento all’altro, una guerra per l’acqua in uno dei Paesi europei chene spreca di più. Dalla Regione giungono notizie di un asilo che verrà realizzato nella struttura per offrire spazi di inclusione sociale,ma sono i bisogni primari a mancare, è l’accesso ai diritti fondamentali, è quell’odore acre che continua a separare l’House dal mondo esterno che poco o nulla sa di questa tragedia quotidiana.
di Luca Falaschini
su Liberazione del 19/11/2009

venerdì 13 novembre 2009

COMUNICATO PRC Porto Recanati STAMPA-RIGASSIFICATORE

In riferimento all’articolo apparso sul Corriere Adriatico del 13/11/09 vorremmo fare alcune considerazioni. Innanzi tutto ringraziare l’autore dell’articolo per l’attenzione che mostra sui temi “cardine” della comunità porto recanatese, sulle sue dinamiche di sviluppo, sul dibattito interno alla popolazione su quale linea economica e sociale sia più efficace e rappresentativa per l’intera cittadina. Ciò oltre che a gratificarne l’operato lo rendono ai nostri occhi un interlocutore attivo tanto da fare tesoro a volte delle sue considerazioni e da avvalercene quindi in campo politico come elementi di discussione e riflessione. Come partito politico non possiamo però notare che alle nostre domande le risposte vengono date dalle riflessioni personali mezzo stampa di un corrispondente e non dall’interlocutore politico primario alle quali erano indirizzate, ovvero l’Amministrazione Comunale ed in primis al Sindaco.
C’è una discrepanza nel sistema notevole e a nostro avviso grave e preoccupante. L’Amministrazione resta ancora muta di fronte a precise richieste di delucidazioni. L’Amministrazione resta ancora in silenzio di fronte ad un allargamento della discussione che possa coinvolgere in maniera seria e partecipata l’intera popolazione. Cosa c’è oltre agli sterili bollettini di propaganda? Oggi in campo ci sono due modi diametralmente opposti di concepire lo sviluppo e l’economia della nostra città. Due metodi che ci porterebbero su due binari completamente diversi, uno dei quali su una strada a nostro avviso senza sbocco. Lo ribadiamo, questo clima da grande opera non ci piace e siamo convinti che nasconda tutt’altro rispetto ad un concreto sviluppo per la città. Una città che nonostante la cementificazione selvaggia è ridotta all’osso nelle infrastrutture turistico ricettive, una città che ha bisogno di massicci investimenti per le opere di viabilità e vivibilità della stessa. Una città che mentre si pensava a fare altro vedeva il mare arrivare a mangiarsi la sua storia e la sua economia. Noi non vogliamo che si "butti uno sguardo al futuro" ma che si creino oggi, in maniera seria e concreta, le prospettive di crescita e di sviluppo che possano conciliare e veicolare lavoro, ambiente e crescita economica. Il rigassificatore come l’Amministrazione non da risposte al riguardo. Anzi, crea solo ulteriori problemi!
Luca Falaschini
Segretario PRC Porto Recanati

lunedì 9 novembre 2009

Rigassificatore, darsena e ponte sullo stretto

Rigassificatore ad est, darsena a nord, darsena a sud! Fortunatamente abbiamo Loreto ad ovest a mettere giudizio perché sennò ci scappava qualche altro bel regalo! Magari anche una centrale nucleare, perché no? La propaganda passata ad hoc sulla stampa sembra una roulette russa. Su quale sventurato bersaglio cadrà il proiettile della speculazione? Qua non si tratta più di progresso, qua sembra che sia solo una questione di affari. Ma affari per chi? Non lo abbiamo ancora capito bene sinceramente! Forse siamo un po’ duri di comprendonio! E’ possibile che una lingua di terra ormai satura di scempi debba subire tutto ciò? E’ possibile che non si riesca a valorizzare le enormi risorse già presenti nel territorio? Porto Recanati ha bisogno di stabilità, di sicurezza nel presente. Non di sogni ed avventurismo. Sogni per qualcuno ma incubi per molti! Non capiamo, ci dispiace! Non capiamo per quale motivo il Sindaco Ubaldi ci rassicuri da una parte con le “massime precauzioni” sul rigassificatore e poi si rifiuti di consultare i propri cittadini con un referendum popolare. E’ forse pregiudizio rispetto ad una forma partecipativa di democrazia diretta? Ha già preso degli impegni e non ce lo dice? Perché? Non capiamo cosa abbiano a che fare un rigassificatore ed una darsena. Ma cosa c’entrano? Uno preclude l’altro, oppure vanno in coppia di pari passo, o cosa? Ma che sta succedendo? Cos’è questo fermento? Ed ora la darsena a sud. Ma cosa si fa; si lancia volutamente il sasso aspettando che qualcuno lo raccolga? Questo clima da grande opera sembra nascondere altro. E’ un po’ come il ponte sullo stretto di Messina. Ma alla fine i problemi dei Portorecanatesi li risolverà? La viabilità, i servizi, lo sviluppo sostenibile, il rilancio dell’economia, il turismo, il piccolo commercio? Queste sono le risposte? Così si esce dalla crisi? Di questo passo fra qualche anno forse invece del pesce pescheremo la sabbia. Chissà che bei castelli allora ci faremo!!!
Luca Falaschini
Segretario PRC Porto Recanati

venerdì 6 novembre 2009

COMUNICATO STAMPA IDV-PRC Porto Recanati sul NO-B-DAY

Il Governo contribuisce ad aggravare la crisi, difende i poteri forti e parallelamente si adopera per demolire la democrazia italiana portando a compimento la realizzazione del piano della P2 di Licio Gelli.
Per questo Rifondazione Comunista e l’Italia dei Valori di Porto Recanati raccolgono l’appello congiunto di Paolo Ferrero e Antonio Di Pietro per una grande manifestazione nazionale per il prossimo 5 dicembre a Roma contro Silvio Berlusconi e le sue politiche.
Insieme ci impegnamo a ricostruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel paese e nei luoghi di lavoro.
Un’opposizione volta a difendere la Costituzione dai tentativi di manomissione, a difendere la libera informazione, l’autonomia della Magistratura, il ruolo del Sindacato ed i lavoratori.
Chiediamo quindi ad alta voce le dimissioni di Berlusconi anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio.
Dal nostro appello un invito a tutte le forze locali di opposizione a scendere in piazza con noi ed a realizzare un pullman per raggiungere Roma e far sentire la nostra voce.
Francesco Cretella
Segretario IdV Porto Recanati
Luca Falaschini
Segretario PRC Porto Recanati

mercoledì 28 ottobre 2009

APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE UNITARIA CONTRO POLITICHE DEL GOVERNO BERLUSCONI

La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore. L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese. Il Governo invece di intervenire per risolvere questa situazione la aggrava con tagli alla spesa sociale e all’istruzione, con la compressione di salari e pensioni di cui l’attacco al contratto nazionale di lavoro è solo l’ultimo atto. Inoltre, questo Esecutivo si adopera a fomentare la guerra tra i poveri con provvedimenti razzisti e xenofobi sull’immigrazione.
Come se non bastasse, il Governo ha varato provvedimenti come lo scudo fiscale che legalizzano l’evasione fiscale e il malaffare, ha stanziato una quantità enorme di denaro per le banche, per l’acquisto di cacciabombardieri e per grandi opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina.
Il Governo contribuisce, quindi, ad aggravare la crisi, difende i poteri forti e parallelamente si adopera per demolire la democrazia italiana portando a compimento la realizzazione del piano della P2 di Licio Gelli. Le proposte di manomissione della Carta Costituzionale si accompagnano ad una quotidiana azione di scardinamento della Costituzione materiale, al tentativo di mettere il bavaglio alla libera informazione, di limitare l’autonomia della Magistratura, di snaturare il ruolo del sindacato e di ridurre al silenzio i lavoratori.
Per contrastare quest’operazione che è allo stesso tempo antidemocratica, fascistoide e socialmente iniqua, riteniamo necessario costruire una risposta politica generale, forte e unitaria. Siamo impegnati a costruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel paese e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale. Ecco perché chiediamo le dimissioni di Berlusconi anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio.
E proponiamo a tutte le forze di opposizione di convocare per il prossimo 5 dicembre una manifestazione unitaria contro la politica del Governo e per le chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Antonio Di Pietro IdV
Paolo Ferrero PRC

giovedì 22 ottobre 2009

COMUNICATO STAMPA PRC-SE Federazione Prov. di Macerata sul Rigassificatore di Porto Recanati

La comunità Portorecanatese sta vivendo negli ultimi periodi un concitato momento di preoccupazione per quanto riguarda il progetto di istallazione nel proprio comune di un rigassificatore di gas naturale liquido.
In merito a tale avvenimento riteniamo sia necessario fare chiarezza. Come è risaputo la Società “Gaz de France Italia” ha inoltrato una richiesta per l’istallazione di un impianto offshore al largo della costa Portorecanatese al Ministero dello Sviluppo Economico. Il Ministero dell’Ambiente ha poi dato parere positivo per la Procedura di Impatto Ambientale di competenza Statale. La situazione così descritta è passata poi negli uffici tecnici regionali dove sono state richieste integrazioni sulla documentazione presentata dalla GDF per le opportune valutazioni. Il 5/11/09 come già anticipato da alcuni giornali locali si concluderà il procedimento di competenza della Regione Marche ed è stata quindi convocata, come richiesto dalla legge, la conferenza dei servizi, preceduta in data 22/10/09 da un incontro tecnico convocato per raccogliere i contributi specifici di ARPAM, Corpo Forestale dello Stato e delle altre strutture regionali coinvolte. Ormai da tempo la popolazione locale vive in malo modo tale prospettiva tanto da far richiedere da più parti una informazione maggiore e dettagliata sul rigassificatore e da ultimo far nascere comitati cittadini contro l’installazione dell’impianto. Nella nostra piena consapevolezza che non esiste un piano energetico ambientale nazionale (gravissima carenza alla quale il Governo Berlusconi non è neppur lontanamente intenzionato a mettere fine) che possa razionalizzare la costruzione e la locazione di questi tipi di impianti e che la Regione Marche è chiamata a recepire un ordinamento di carattere superiore e a elaborare scelte esclusivamente di valutazione tecnica su tale progetti, ci chiediamo come l’Amministrazione locale possa essersi estraniata fino ad ora da qualsiasi valutazione riguardante le reali esigenze del territorio! E’ grave e increscioso il gioco del rimpallo delle responsabilità “su quell’ente o quel tecnico”. E’ altrettanto grave il tentativo di minimizzare la problematica e rimandarla in maniera poco seria ad un “tubo” di pochi centimetri come da dichiarazioni del Sindaco Ubaldi. Il Comune di Porto Recanti siederà al tavolo della conferenza dei servizi come organo amministrativo PARITARIO insieme alle altre Amministrazioni interessate e dalla sua volontà o meno di concessione del territorio comunale per il gasdotto si deciderà la sorte dell’impianto. E’ incomprensibile e preoccupante come l’Amministrazione portorecanatese sia del tutto impreparata ad un cambio di destinazione economica e sociale che potrebbe portare l’istallazione di un apparato industriale di tale portata in un Comune che parallelamente a tutta la comunità della bassa riviera del Conero vive di turismo, commercio e pesca. Tale scelta dovrà essere più che ponderata, più che studiata, più che condivisa con la popolazione! Nelle nostre preoccupazioni e nelle nostra precisa critica c’è una profonda contrarietà ad un dirigismo politico che troppo spesso crea fratture insanabili tra le popolazioni locali e le realtà amministrative e che vede il cetro-destra primeggiare per spudoratezza ed arroganza.
Che il sindaco Ubaldi e la sua parte politica diano precise risposte e che la smettano di tergiversare sulle loro decisioni mortificando la comunità costiera Maceratese e non solo.
Luciano Pantanetti
Segretario provinciale PRC-SE
Luca Falaschini
Segretario circolo PRC Porto Recanati

La Regione Marche stanzia nuove risorse economiche per il risanamento dell'Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale.

Sono in arrivo nuove risorse finanziarie per l'attuazione del Piano di risanamento dell'Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale (AERCA) di Ancona, Falconara e della bassa Valle dell'Esino.Il fondo previsto per l'attuazione degli interventi ammonta complessivamente a 240 mila euro. Per l'assegnazione delle risorse sono stati avviati una serie di incontri con gli enti locali che ricadono nell'AERCA, durante i quali sono state presentate alcune richieste da parte degli enti interessati. Dopo l'indagine epidemiologica, la recente istituzione dell'Osservatorio Epidemiologico Ambientale, le modifiche alla legge istitutiva dell'ARPAM per consentire una maggiore operatività in tema epidemiologico, questa assegnazione di risorse rappresenta un ulteriore segnale di attenzione verso questo territorio. Un impegno che abbiamo preso e concretizziamo nei fatti a favore di chi paga le conseguenze di danni ambientali. Quindi, per soddisfare le legittime richieste si è cercata la disponibilità di altre somme. In particolare, 100 mila euro dai contributi agli enti locali per lo sviluppo sostenibile, più altri 88.397,22 euro derivanti da economie del Programma ASSO per il 2009. Queste risorse potranno così essere destinate al Piano di risanamento dell'AERCA, come stabilito dalle linee di indirizzo per l'utilizzo dei fondi.In questo modo con le somme complessivamente rese disponibili, pari a 428.397,22 euro, sarà possibile dare piena attuazione ai fabbisogni segnalati in sede di concertazione dagli enti locali ricadenti in AERCA.
Marco Amagliani
Assessore all’Ambiente della Regione Marche

sabato 17 ottobre 2009

COSTITUZIONE, IL FASCISTA BERLUSCONI VUOLE AFFOSSARLA. PROPONIAMO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE A DIFESA.

La Costituzione italiana è stata scritta insieme dai partiti politici che hanno combattuto e sconfitto il fascismo, condotto la lotta di Resistenza, promosso e vinto il referendum costituzionale per la Repubblica. Berlusconi, che è un fascista, un golpista e un amico di mafiosi ed evasori fiscali, vuole riscriverla da sola e pure a maggioranza la Costituzione al puro fine di stravolgerla, svuotarla e superarla.
Ecco perchè proponiamo a tutte le forze dell’opposizione democratica di dare vita, e al più presto, a una grande manifestazione in difesa della Costituzione, della democrazia repubblicana e a favore della giustizia sociale e dei diritti dei lavoratori contro questo tentativo apertamente e dichiaratamente fascista e golpista.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC-SE

giovedì 15 ottobre 2009

PERCHE' IL PD NON ATTACCA BERLUSCONI?

«Sarebbe sbagliato trarre conseguenze politiche dalla sentenza della Consulta». Tradotto: le vicende giudiziarie di Berlusconi non riguardano il governo, casualmente da lui presieduto. Quindi tutto deve filare liscio (si fa per dire) indipendentemente dalla bocciatura del lodo Alfano. Che questa sia la linea del governo, della maggioranza e della Confindustria si capisce. Ma perché la sostiene anche il principale partito dell’opposizione (le parole tra virgolette sono state pronunciate mercoledì 7 ottobre, a botta calda, da Massimo D’Alema e riflettono la posizione di tutto il gruppo dirigente democratico)? Perché il Pd non bastona il cane che affoga, approfittando del fatto che l’immagine di Berlusconi vacilla anche tra gli elettori del centrodestra, in gran parte ostili alle sue pretese di impunità?Potrebbe trattarsi di un’astuzia tattica: un affondo precipitoso potrebbe paradossalmente attenuare i contraccolpi della bocciatura del lodo, meglio che Berlusconi rosoli a fuoco lento o si sotterri da solo, vittima del proprio incontrollato furore. Un’altra risposta è quella formulata da Andrea Fabozzi qualche giorno fa sul manifesto: il Pd sostiene il governo in attesa di tempi migliori perché, nonostante tutto, teme il responso delle urne in caso di elezioni anticipate. Forse però è possibile anche una terza ipotesi. Per argomentare la quale è necessario fare qualche passo indietro, ragionare su quanto è accaduto in Italia nei primi anni Novanta.Dalle inchieste di Mani pulite trasse vigore una spinta «riformatrice» che da una parte modificò la legge elettorale in chiave maggioritaria, avviando la semplificazione bipolare della rappresentanza, dall’altra determinò la personalizzazione della contesa politica, inoculando nel sistema il germe del presidenzialismo e favorendo l’aumento di potere dell’esecutivo e del suo «capo» rispetto agli altri organi costituzionali.Si agì a ragion veduta. Sin dagli anni Ottanta ci si lamentava di un presunto deficit di governabilità. Oggi – di fronte alle intemperanze di Berlusconi – si invoca la logica dei pesi e contrappesi. Ma in quegli anni prevalse la convinzione che fosse indispensabile squilibrare i rapporti di forza a favore del governo. Non solo rispetto al parlamento, «nemico dell’efficienza». Con ogni probabilità, si intese anche precostituire una difesa contro la magistratura, il cui dinamismo era percepito come una minaccia dagli stati maggiori dei partiti. Anche a questo proposito pensare ai guai giudiziari di Berlusconi non facilita la ricostruzione. Lo scontro tra politica e magistratura è esploso per la sua ferma volontà di sottrarsi ai processi, ma fu innescato dalla preoccupazione di difendere la politica (e in particolare i governi) da un potere di controllo minaccioso perché indipendente. Quanto al maggioritario, pesò certamente il provincialismo anglofilo di alcuni settori intellettuali, ma fu decisiva la volontà di sbarazzarsi delle forze minori (a cominciare da Rifondazione comunista), che intralciavano l’omologazione del Paese al modello politico e sociale delle «grandi democrazie occidentali».In questo clima, quindici anni fa, mosse i primi passi la «seconda Repubblica». Il presidenzialismo all’italiana avviò lo svuotamento della Costituzione, concepita a garanzia della centralità del parlamento e dell’equilibrio tra poteri indipendenti. E il processo è andato così in là che oggi nessuno si stupisce se il presidente della Camera teorizza l’illegittimità costituzionale di un cambio di maggioranza (presto detto «ribaltone») e persino di un cambio di premiership. Sospinto da possenti interessi, il «nuovo» ha vinto, benché la riduzione del parlamento a organo consultivo del governo (o di ratifica delle sue decisioni) costituisca un palese stravolgimento della lettera e dello spirito della Carta. Il bello è che si finge di non vedere che, su queste basi, ha ragione chi difende il lodo Schifani-Alfano nel nome della primazia del «capo del governo» e della sua superiore legittimazione. Ad ogni modo, finché è la destra ad affermare la centralità dell’esecutivo e a spingere verso il presidenzialismo, i conti tornano. Ma tali posizioni – questo è il punto – sono state sostenute anche dalle forze del centro-sinistra, che hanno combattuto con ardore per la trasformazione del sistema in senso bipolare-presidenzialistico. Ora, se questa circostanza non è facile da spiegare di per sé (considerati i principi che, in teoria, strutturano la cultura democratica di un Paese passato attraverso il fascismo e la partecipazione popolare a una lotta di liberazione), comprendere l’adesione entusiastica del centro-sinistra al modello bipolare-presidenziale appare poi addirittura improbo, ove si tenga presente un aspetto decisivo del panorama politico in cui ebbero luogo le vicende che abbiamo richiamato. Questo aspetto si chiama precisamente Silvio Berlusconi. Il quale, già protagonista della scena economica e mediatica («l’antennuto» lo definì allora Vittorio Feltri), irruppe sulla scena politica del Paese nel ’93 con un fragoroso endorsement a favore di Fini in corsa per il Campidoglio. E subito dopo mobilitò la sua possente macchina comunicativa per dare la scalata a palazzo Chigi.Al cospetto di un personaggio con queste caratteristiche, in particolare l’opzione del gruppo dirigente del Pds a favore di «riforme» che accrescevano il potere di un «capo del governo» in qualche modo eletto direttamente dal popolo è a prima vista inspiegabile. Sembra frutto di diabolica pervicacia o di marchiani errori di previsione. Può essere. Come può darsi che oggi, di fronte alle conseguenze di tanto avventurismo, la paura paralizzi quanti allora imboccarono quella strada. Ma tale ipotesi non spiega perché non si sia mai voluto riconsiderare quelle scelte, nonostante i loro disastrosi effetti. Non spiega perché, già nel ’94, il Pds abbia salvato una prima volta Berlusconi, impedendo l’applicazione della legge che lo dichiarava ineleggibile; perché l’on. D’Alema – reduce da una calorosa visita alla Mediaset – abbia poi imbastito la partita della Bicamerale per cementare un’intesa privilegiata con il capo della destra (come farà ancora nel 2007 Veltroni, decretando la brusca fine della scorsa legislatura); perché – stando alle candide ammissioni dell’on. Violante – siano state subito date a Berlusconi piene garanzie circa la proprietà e il controllo delle sue reti televisive; e infine perché, in sette anni di governo, il centro-sinistra non abbia trovato il tempo di legiferare in materia di conflitti d’interesse. Dare una risposta a questi interrogativi è difficile, ma è indispensabile per capire la (mancata) reazione del Pd alla sentenza della Consulta. È difficile, ma non impossibile, purché si revochi in dubbio un presupposto apparentemente indiscutibile. Si tratta di non dare per scontato che i principali avversari di Berlusconi siano sempre e comunque impegnati nel tentativo di sconfiggerlo e di impedirgli di governare. Sia chiaro: non occorre evocare raptus masochistici né complotti o vicende corruttive. È sufficiente ipotizzare che per vincere la guerra si sia ritenuto utile perdere qualche battaglia: un calcolo arrischiato, ma non necessariamente irragionevole (in modo non dissimile il padronato italiano ha puntato talvolta sulla sinistra per conciliare sacrifici e pace sociale). Soprattutto quando non ci si combatte in nome di progetti tra loro incompatibili.Su quest’ultimo aspetto, si converrà che – depositatosi il polverone sollevato dalle baruffe tra politici – emerge un insieme di obiettivi «modernizzanti» che in questi quindici anni i due schieramenti hanno perseguito in sostanziale concordia: sul piano sociale, l’imposizione della «Costituzione neoliberista» e la redistribuzione di ricchezza a vantaggio del capitale; sul piano istituzionale, il bipolarismo dell’alternanza e il taglio delle estreme; in politica estera, l’adesione al paradigma di Maastricht e la partecipazione alle «guerre democratiche». La condivisione di questo programma, nel quadro di quello che potremmo definire un bipolarismo consociativo, abolisce forse il conflitto tra destra e centro-sinistra? No, ma lo ridefinisce nei termini di una competizione tra settori di classe dirigente (tra «nomi propri»), che contempla una sorta di torbida solidarietà. Si compete, ma non si mira alla secca sconfitta dell’avversario. Si vuol vincere ma non stravincere, non escludere l’altro, senza il quale crollerebbe il prezioso impianto bipolare (con la spiacevole conseguenza di rafforzare posizioni non «compatibili»). Si tiene a svolgere un ruolo determinante, ma in un contesto di collaborazione. Che non consente di affondare il colpo sull’avversario in difficoltà, anzi impone di farsi carico della sua salvezza.Alla luce dei disastri verificatisi in questi non lievi lustri, tale ipotesi appare indubbiamente bizzarra. Se guardiamo allo stato comatoso dell’Italia e alla rovina della sua immagine internazionale, stentiamo a credere che i gruppi dirigenti del centro-sinistra abbiano potuto anche solo prendere in considerazione l’idea di collaborare con la destra, con questa destra, guidata da questo personale politico. Ma i fatti che abbiamo ricordato vanno pur spiegati, tenendo presente che sull’ultimo quindicennio e sull’attuale condizione del Paese il giudizio del centro-sinistra non è certo altrettanto severo quanto quello che si suole formulare da parte della sinistra di alternativa. Del resto, non meraviglia che noi «genti meccaniche» si stenti ad apprezzare una strategia tanto sofisticata. L’alta politica è un’arte esoterica. Richiede fantasia e creatività, e doti non comuni di intuito e di lungimiranza. Qualcuno ricorda, per caso, il «dalemone»?
da Il Manifesto del 15/10/09
Albero Burgio
direzione nazionale PRC-SE

mercoledì 14 ottobre 2009

La Regione Marche aderisce alla manifestazione nazionale “NO AL RAZZISMO”

Amagliani: “Dare voce all’Italia dei diritti per contrastare la xenofobia”.
La Regione Marche ha aderito ufficialmente alla manifestazione nazionale ‘NO al RAZZISMO’. L’assessore regionale ai Servizi sociali, Immigrazione e Cooperazione allo sviluppo Marco Amagliani parteciperà, sabato 17 ottobre, alla mobilitazione in programma a Roma. La manifestazione è promossa da numerosi soggetti dell’associazionismo, del sindacato e della politica. È stata indetta anche per ricordare l’omicidio, di matrice razzista, del rifugiato sudamericano Jerry Essan Masslo, avvenuto, a Villa Literno, il 24 agosto 1989. “A vent’anni di distanza - afferma Amagliani - il razzismo non è stato sconfitto. Anzi è stato alimentato e legittimato con un’operazione culturale di cui tutti abbiamo sottovalutato la portata. La legge 94 e il pacchetto sicurezza, promossi e approvati dalla maggioranza che sostiene il Governo Berlusconi, rappresentano un salto di qualità verso la criminalizzazione generalizzata di tutti i migranti. Gravissima è, inoltre, l’attuale politica di respingimenti che, oltreché sconcertante sotto il profilo etico, si pone in contrasto con il diritto d’asilo, costituzionalmente garantito, e con numerose normative internazionali e comunitarie”. Secondo Amagliani, “occorre dar voce all’Italia dei diritti e del diritto, per impedire la deriva non solo razzista e xenofoba, ma anche antidemocratica di questo Paese. La manifestazione del 17 ottobre rappresenta un importantissimo appuntamento per imprimere una svolta a questa deriva”. Numerose associazioni e organizzazioni presenti nelle Marche (tra gli altri, Anpi, Arci, Cgil, Consiglio italiano rifugiati) hanno sollecitato l’adesione della Regione, “per sostenere e favorire la più ampia partecipazione dei cittadini marchigiani”.

OMOFOBIA, PER LA MAGGIORANZA TEOCRATICA E FONDAMENTALISTA DI OGGI PROVO SOLO VERGOGNA!

Mentre una bella ricerca dell’Eurispes, resa nota oggi, descrive le condizioni di vita del mondo del lavoro, parla di salari, delle opinioni sul nucleare, e rende chiaro a tutti che ben il 58,9% degli italiani considera l’omosessualità una forma d’amore come tante altre, oltre che dimostrare una volta per tutte come la maggioranza degli italiani è favorevole al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, il Parlamento italiano e la sua maggioranza teocratica edi centrodestra, rafforzata in questo caso dai crociati del Vaticano dell’Udc, dimostra apertamente tutta la propria, farisaica e illiberale, omofobia, respignendo una legge che voleva punire atti e gesti omofobi.
Per questa maggioranza e questi comportamenti parlamentari, rafforzati - cosa ancora più grave - dal comportamento nel voto di diversi esponenti del Pd, non ho che una sola parola: vergogna, vergogna, vergogna.Rifondazione comunista continuerà a lottare, come da ultimo ha fatto sabato scorso scendendo in piazza, a partire da me e insieme a tutto il mio partito, a Roma con l’Arcigay, al fianco dei movimenti omosessuali, per i diritti di tutte e tutti.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC-SE

lunedì 12 ottobre 2009

RIFORME: PD non abbocchi all'amo del governo. Berlusconi è quello della P2

Questo governo golpista e razzista vuole soltanto proseguire imperterrito sulla strada della distruzione della Costituzione e dell’indipendenza dei poteri, dalla magistratura all’informazione, solo che dopo settimane di scontri aperti oggi cambia idea e così si “scopre” che vorrebbe farlo con altri metodi più soft, addirittura attraverso l’amo - offerto con un cambio di stratregia troppo repentino per non essere sospetto all’opposizione parlamentare, Pd in testa - delle riforme istituzionali, da fare “insieme”.
Berlusconi e il suo governo golpista vogliono soltanto andare avanti, magari persino con il placet dell’opposizione, nella loro azione di sistematica demolizione della Costituzione e del bilanciamento tra i poteri. Il Pd non può né deve prestarsi ad un’operazione tanto bieca quanto scoperta. Vorrebbe solo dire dare una mano a Berlusconi e al suo Piano di Rinascita Democratica trent’anni dopo, e cioè alla Nuova P2.
Paolo Ferrero
Segretario Nazionale PRC-SE

sabato 10 ottobre 2009

Dichiarazione unitaria della Federazione: “CHIEDIAMO A TUTTE LE OPPOSIZIONI UN'INIZIATIVA COMUNE PER LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI”

“Ci rivolgiamo a tutte le forze dell’opposizione per un’iniziativa comune a sostegno della richiesta delle dimissioni del Presidente del Consiglio.La grave questione democratica aperta nel paese consiste nella pretesa del Presidente del Consiglio di far valere la propria volontà al di sopra e contro le istituzioni e le regole della democrazia. Questa pretesa ha acquistato inauditi caratteri di sopraffazione nell’intimidazioni e nelle offese rivolte in questi giorni alla Corte Costituzionale e allo stesso capo dello Stato.E’ intollerabile che si pretenda di mettere a tacere le istituzioni di garanzia (dalla presidenza della Repubblica alla magistratura costituzionale e ordinaria, la libera stampa), che sono previste dalla carta fondamentale e da tutti i sistemi democratici proprio per controllare e se nel caso criticare chi detiene il potere politico di governo.La richiesta delle dimissioni e un’iniziativa comune delle opposizioni sono altresì necessarie per porre all’attenzione del paese la gravità della questione sociale e della democrazia anche nei luoghi di lavoro. Proponiamo pertanto la convocazione di una manifestazione nazionale che ponga al suo centro la questione democratica e la giustizia sociale”.
Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi, Gianpaolo Patta.

giovedì 8 ottobre 2009

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA D'ALTERNATIVA (FERRERO-DILIBERTO-SALVI-PATTA): BERLUSCONI SI DIMETTA, SI VADA SUBITO AD ELEZIONI ANTICIPATE

Adesso Berlusconi, il corruttore dell’avvocato Mills, si dimetta e si vada subito a nuove elezioni anticipate. Rispetto alle quali proponiamo a tutte le forze democratiche di dare vita a una brevissima legislatura di garanzia costituzionale che approvi la legge sul conflitto d’interessi, cancelli le misure sulla giustizia approvate dal governo Berlusconi e vari una legge elettorale proporzionale che superi l’attuale “legge truffa”, legge che regala a un Berlusconi e a un centrodestra minoritari nel Paese la maggioranza dei parlamentari.


A difesa della Costituzione della Repubblica, giovedì 8 ottobre, tra le 17.30 e le 19.00, la Federazione della Sinistra organizza presidi davanti alle Prefetture chiedendo le dimissioni del capo del Governo.

mercoledì 7 ottobre 2009

FERRERO, PRC: LODO ALFANO, BENE LA CONSULTA. BOSSI LASCI PERDERE. NON CI FAREMO INTIMIDIRE DA CIARLATANI COME LUI!

Plaudo alla decisione della Corte costituzionale che ha bocciato totalmente e senza possibilità d’appello il cosiddetto “lodo Alfano”, in quanto vìola il principio di uguglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Alla Corte va il plauso di tutti i sinceri democratici del nostro Paese che hanno bocciato senz’appello una legge vergognosa e illegittima che voleva cercare di salvare la faccia e le fortune, costruite sul malaffare, del nostro Premier e di tutti gli altri potenti che pensano di poter essere e comportarsi impunemente da corruttori e mafiosi come fa Berlusconi.
A Bossi, che minaccia il ricorso al popolo, ci limitiamo a dire di lasciar perdere e di non svegliare il cane che dorme. Troppi partigiani, uomini e donne, sono morti per costruire una Repubblica libera e democratica come quella italiana, che si basa e si regge sulla sua Costituzione, per potersi fare spaventare - loro e i loro discedenti, cioè tutti noi - da quattro ciarlatani alla cui testa si vogliono mettere eversori e corruttori.
Paolo Ferrero
Segretario Nazionale PRC-SE

martedì 6 ottobre 2009

SCUDO FISCALE – FERRERO: “FIRMA NAPOLITANO GRANDE DELUSIONE ED ERRORE: E’ AMNISTIA”

“Nel più assoluto rispetto delle prerogative del Capo dello stato, attraverso l’annuncio della firma che trasformerà in legge lo scudo fiscale il presidente Giorgio Napolitano dà una delusione davvero grandissima non solo a Rifondazione comunista e alla sinistra, ma ai tantissimi italiani onesti e coscienziosi che si aspettano dalle autorità istituzionali la tutela rigorosa dei principî costituzionali e della legalità.
Nello stesso momento in cui – di fronte alla tragedia annunciata di Messina – il capo dello stato formula il richiamo più appropriato circa l’esigenza di anteporre la sicurezza del territorio e dei cittadini alla politica del fasto e delle grandi opere, l’annuncio della firma per la scudo fiscale non trova invece alcun suffragio concreto e risulta quasi contraddittorio. Pr quanto il Quirinale sostenga un’opinione diversa, lo scudo fiscale si prospetta come amnistia a tutti gli effetti; di conseguenza anche l’approvazione a maggioranza semplice è stata del tutto incostituzionale.
Continuare a fare condoni continua a alimentare il fatto che a pagare le tasse sono sempre gli stessi, i pensionati e i lavoratori; mentre i ricchi non le pagano perché ogni tot anni sanno già che pagano il due per cento.
I cittadini hanno bisogno del presidente che esorta a investire nella sicurezza anziché nelle grandi opere, non di quello che dà il via libera allo scudo fiscale: hanno bisogno del rigore e la tutela rispetto a interessi forti e particolari da parte delle massime cariche dello stato”.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC-SE

venerdì 2 ottobre 2009

REGIONE MARCHE. ISTITUITO L’OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO AMBIENTALE.

Una nuova struttura interdipartimentale opererà tra Sanità e Ambiente. E' l'Osservatorio Epidemiologico Ambientale (OEA) ufficialmente istituito con deliberazione, approvata dalla giunta regionale nel corso dell'ultima. L'Osservatorio, collegato alla Rete Epidemiologica delle Marche, sarà reso operativo attraverso un accordo tra l'Agenzia Regionale Sanitaria e l'ARPAM (Agenzia per la protezione ambientale) dove troverà sede nella fase di avvio, con personale del Servizio di epidemiologia Ambientale del dipartimento provinciale di Ancona. L'OEA avrà competenza su tutto il territorio regionale per il controllo di qualità dei dati ambientali e sanitari, la gestione del data base epidemiologico ambientale, la valutazione del rischio sull'inquinamento ambientale, la sperimentazione di forme di sorveglianza sanitaria e ambientale delle popolazioni residenti in siti inquinati, nonché, tra gli altri compiti, la conduzione di studi di epidemiologia a livello regionale.
Con questo fondamentale strumento di monitoraggio permanente si chiude un cerchio e soprattutto si rimette al centro dell'attenzione la valutazione sanitaria dei rischi ambientali. Ma c'è un ulteriore motivo di soddisfazione, che sta nella concretizzazione di tutti gli impegni presi con i cittadini in sede di presentazione dei dati dell'indagine effettuata dall'ARPAM e Istituto dei Tumori di Milano in tre comuni dell'area ad alto rischio ambientale. Siamo ora nelle condizioni di disporre del quadro completo di strumenti operativi necessari per un'azione su tutto il territorio regionale, finalizzata ad una prevenzione più efficace e rapida che è sicuramente il più valido alleato di politiche non solo ambientali, ma anche sanitarie avanzate. Dopo le prime due fasi dell'indagine epidemiologica che hanno messo in rilievo l'insorgenza di patologie tumorali legate all'esposizione a sostanze nocive disperse nell'aria, la realizzazione del Registro dei Tumori, la proposta di legge approvata prima dalla giunta e ora licenziata anche dalla Commissione consiliare per l'integrazione alla legge istitutiva dell'ARPAM che consentirà ai rilevatori delle indagini di essere garantiti rispetto ai limiti posti dalle leggi in materia di protezione dei dati personali, si potrà ora concludere anche la terza fase dell'indagine epidemiologica sui Comuni di Falconara, Montemarciano e Chiaravalle. Quella che ci permetterà di stabilire i parametri certi per ridurre od eliminare i rischi comprovati, con un unico obiettivo: tutelare la salute pubblica e il futuro delle nuove generazioni.
Marco Amagliani
Assessore all’Ambiente della Regione Marche

Giacomo Russo Spena intervista Paolo Ferrero su il Riformista del 29 settembre 2009

PAOLO FERRERO. Il segretario di Rifondazione analizza il crollo socialista e rilancia il progetto di un cartello che raggruppi tutte le forze della sinistra (senza PD).
“Il successo della Linke e il contestuale crollo della Spd confermano non solo l’esigenza, ma l’utilità del progetto di una sinistra di alternativa e pacifista”: il voto tedesco sembra dare nuova linfa a Paolo Ferrero e alla sua idea di creare una federazione di forze, autonoma e indipendente dal Pd. Anche perché – sentenzia il segretario del Prc – “non sarò mai la costola del partito democratico”.
Sembra contento del fallimento della Spd.
Il logoramento e la frattura con la propria base socio – culturale, provocati inequivocabilmente da una stagione di subalternità alle politiche neoliberiste e di compromesso moderato sul piano sociale e civile l’hanno condotta verso un tracollo senza precedenti. Ciò significa il fallimento del progetto a lungo perseguito dalla sinistra moderata in gran parte d’Europa. Nel frattempo…
Nel frattempo?
Bisogna proseguire nella costruzione di una sinistra critica e di trasformazione che, in concorrenza reale e concreta con quella moderata, si dimostri capace di lanciare dal basso una moderna ed efficace sfida di alternativa, democratica e partecipata al dominio del neoliberismo. Il voto tedesco, ma anche quello portoghese, ci dicono questo.
In Italia però la situazione è completamente diversa, la sinistra radicale è quasi scomparsa. Come se lo spiega?
Il successo di Lafontaine è dovuto allo stesso motivo per cui è fallito il governo Prodi.
Si spieghi meglio.
I tempi sono sfalsati rispetto alla Germania. Nel 2000 anche Rifondazione era un partito in crescita. Ora, invece, paghiamo lo scotto di aver partecipato al governo Prodi. Nel 2008 la Sinistra Arcobaleno ha ottenuto la sconfitta più clamorosa perché gli elettori ci hanno fatto pagare una politica di mediazione su temi come l’Afghanistan. Quelle scelte ci hanno portato al disastro.
La Federazione potrebbe risollevare le vostre sorti?
L’obiettivo è di costruire uno spazio di sinistra, pubblico, anticapitalista e completamente autonomo dal Pd. Non metto paletti a nessuno, nemmeno a Sinistra e Libertà. Certo, nella Federazione non ci deve essere pentitismo rispetto alla nostra storia: comunismo, socialismo, movimento operaio, siamo questo.
In Germania c’è un sistema elettorale che ha permesso lo sviluppo del Linke e dei Verdi. In Italia non le sembra difficile?
Il bipolarismo avvantaggia solo Berlusconi, ha la maggioranza in parlamento pur essendo minoranza nel paese; oltretutto con la lista bloccata si sceglie pure i singoli parlamentari fedeli. E’ un sistema pessimo ideato da Occhetto e peggiorato dal centro-destra con il porcellum. Serve una brevissima legislatura di garanzia costituzionale su due punti: la riforma elettorale proporzionale e la legge sul conflitto di interessi. Bastano tre mesi e per far questo sono disposto ad allearmi anche con il diavolo.
Ovvero con l’Udc di Cuffaro?
Se c’è un problema di democrazia si fa un alleanza per ripristinare le regole democratiche e poi si vota. Ipotizzare invece un governo che va da Rifondazione all’Udc è imbarazzante. Siamo troppo diversi. E poi sarebbe un esecutivo più a destra di quello di Prodi. Invece sono interessato a sconfiggere Berlusconi.
In questa prospettiva chi tifa alle Primarie del Pd?
Il trionfo di Bersani sarebbe un fatto positivo nella sfera politico-istituzionale. Non è bipartitico, è per il proporzionale ed è più attento all’articolazione. Con lui si potrebbe uscire finalmente dalla seconda Repubblica. Sugli altri temi, in realtà, non vedo grosse differenze tra Bersani e Franceschini.
In attesa della legislatura di garanzia costituzionale, l’hanno prossimo si vota con questo sistema elettorale. Non farete nessun accordo con il Pd?
A oggi non c’è nessuna possibilità di governare insieme a livello nazionale. A livello locale le cose cambiano. Lì bisogna verificare nel concreto: ovvia la nostra partecipazione a coalizioni che si schierano apertamente a favore delle fasce deboli. Altrimenti non abbiamo paura di andare soli.

mercoledì 30 settembre 2009

Lo scudo della vergogna passa grazie a Pd e Udc

Contro lo scudo fiscale, lo scudo della vergogna, il Pd fa ostruzionismo per 4 ore e 32 minuti ma manca clamorosamente, nel pomeriggio, il colpo del ko. Al voto sulla pregiudiziale di costituzionalità al decreto anti-crisi che contiene lo scudo fiscale, l'opposizione si presenta a ranghi troppo sguarniti. 59 i deputati assenti del Pd (il 27.3%, più di un eletto su quattro), 8 dell'Udc (21,6%), 2 dell'Idv (7,7%). Così la pregiudiziale viene agevolmente respinta dalla maggioranza: 267 no, solo 215 i sì, 3 gli astenuti. Sulla carta Pd, Idv e Udc hanno 280 deputati. Non c'erano. Assenze pesanti di numero e di nome. Dei «big» hanno sostenuto il sì all'incostituzionalità dello scudo solo Pier Casini(Udc), Antonio Di Pietro (Idv) e Piero Fassino (Pd). Assenti entrambi i candidati democratici alla segreteria eletti alla camera (Marino è senatore), che per tutto il giorno hanno battibeccato tra loro sul congresso (vedi pagina a fianco). Pierluigi Bersani festeggiava il suo compleanno. Mentre Dario Franceschini era a Caorso per un'iniziativa contro il nucleare. In aula non c'era ma non ha mancato di tuonare a distanza contro lo scudo fiscale: «E' un condono, uno schiaffo a tutti gli italiani onesti che pagano le tasse e che vedono chi ha truffato la legge venire premiato senza conseguenze penali. È una vergogna». Ma non sono i soli a non aver votato contro lo scudo. Non c'erano D'Alema e Fioroni. Assenti tanto l'ex operaio Thyssen Boccuzzi quanto l'ex Confindustria Calearo o l'ambientalista Realacci. Spariti gli ex ministri Damiano, D'Antoni, Pollastrini, Turco, Bindi. Assenze «fisiologiche», commentano al gruppo del Pd, rimarcando invece il valore dell'ostruzionismo.Quattro ore dopo il governo, dopo un po' di buriana sugli emendamenti, mette la questione di fiducia. Per Berlusconi è la 25sima in 17 mesi. Il decreto diventerà legge e la palla passerà al Quirinale. Sulla scrivania di Napolitano arriva un provvedimento che ha dell'incredibile. In nessun paese del mondo la sanzione per il rientro dei capitali all'estero è solo del 5%. Negli Usa, per dire, la tassa è del 49%, a Londra il 44%, in Francia addirittura del 100%. In nessun paese del mondo lo stato garantisce l'anonimato agli evasori, persone o società. In nessun paese del mondo c'è il condono tombale per falso in bilancio, false fatture etc. Le maglie sono state perfino allargate. Si può portare a casa di tutto: soldi e quote societarie ma anche yacht, quadri, gioielli e ville nascosti nei paradisi fiscali.Le banche italiane insomma incasseranno tanto, prenderanno la loro percentuale e saranno mute come banche svizzere, non segnaleranno nulla a nessuno, se non in caso di terrorismo. E' un affare che vale, secondo l'Associazione italiana dei private bankers citata dall'agenzia delle entrate, quasi 300 miliardi di euro. A tanto ammonterebbero i risparmi degli italiani all'estero (vedi box in alto). Non manca la beffa: «E' l'ultima opportunità per mettersi in regola», assicurano dalla guardia di finanza. Eppure Tremonti ci prova per la terza volta. Con gli scudi fiscali del 2001 e del 2003 sono emersi 73,1 miliardi. E lo stato ha incassato solo 2,1 miliardi di euro. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è cauto sul gettito del suo scudo 3.0. Ma si difende: «Non credo che la criminalità si servirà di questo strumento». Obiettivo dichiarato del condono stavolta sono le imprese del Nord. Non a caso la Lega è entusiasta. Domani Tremonti sarà a Goteborg per l'Ecofin, la riunione dei ministri europei dell'Economia. Fino a qualche tempo fa era candidato a «Mr. Euro» dopo il lussemburghese Juncker. Ma i tempi cambiano. Francia e Germania premono sui paradisi fiscali (contro Regno unito e Benelux). Il condono tombale sui soldi sporchi non è il miglior biglietto da visita per una nomina così qualificata. Non a caso, è Mario Draghi il nome che conta nella finanza internazionale. Anche il governatore di Bankitalia sarà a Goteborg. Non è escluso che possa tornare a esternare i suoi dubbi, come già fece a luglio, sulle norme del governo.
di Matteo Bartocci
su il manifesto del 30/09/2009

sabato 26 settembre 2009

«Mangano ad Arcore d'intesa con i boss»

Parole dure quelle del Procuratore generale al processo Dell'Utri. «Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato». Così il magistrato Antonino Gatto è entrato subito nel vivo, ieri nell'aula della Corte di appello di Palermo, della requisitoria del processo a Marcello dell'Utri (oggi senatore Pdl) per concorso esterno in associazione mafiosa. Il parlamentare è stato condannato in primo grado a 9 anni di carcere. Ma ecco il seguito del ragionamento di Gatto: si dice che l'assunzione di Mangano fu legata alla necessità che avevano tanti imprenditori di «proteggersi» dai sequestri. Una tesi che non convince. «Ma davvero non fu possibile trovare in Brianza persone capaci? In realtà Mangano era ad Arcore per «roteggere» Berlusconi. «Era il simbolo vivente - ha concluso il pg - della tutela da parte di Cosa nostra a Silvio Berlusconi».
Liberazione del 26/09/2009

FONDI PER LE POLITICHE SOCIALI, LA REGIONE MARCHE SI RIFIUTA DI FIRMARE L’INTESA CON IL GOVERNO BERLUSCONI

Il governo Berlusconi continua a tagliare pesantemente il Fondo unico per le politiche sociali.Il Fondo - istituito nel 2001 in attuazione delle legge 328/00 per riformare il sistema integrato degli interventi e servizi sociali - viene ripartito annualmente alle Regioni che trasferiscono ai comuni una importante disponibilità finanziaria da utilizzare per incrementare, qualitativamente e quantitativamente, la rete dei servizi sociali in base al Piano sociale regionale. I tagli, aumentati con la recente finanziaria, sono iniziati nel 2008 con una riduzione di circa 300 milioni rispetto all’anno precedente. Tale fondo è stato pesantemente ridotto dal decreto di riparto di quest’anno che lo limita a 518.226.539,00 euro.Le conseguenze per le Marche sono nefaste: se nel 2007 ricevevano dallo Stato 24.914.505,11 di euro di fondo sociale, nel 2008 l’importo si è ridotto a 17.562.813,36 di euro, per arrivare quest’anno a 13.864.726,00 di euro. Un taglio di quasi il 50% operato nel giro di due anni. Un atto che avrà ripercussioni violentissime sulla tenuta del sistema sociale del paese e della nostra regione specie in una fase di crisi occupazionale come quella che stiamo attraversando. La recente finanziaria approvata dal Consiglio dei ministri prevede altri tagli per il 2010: i 518.226.539,00 di euro di quest’anno si ridurranno infatti a poco più di 100 milioni di euro per scomparire del tutto l’anno successivo.Una situazione più volte denunciata dalle Regioni (comprese quelle di centro destra) al punto da far chiedere al Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, il blocco delle riunioni fino a che lo stesso Presidente del Consiglio non avesse dato rassicurazioni sul reintegro della somma tagliata del fondo unico sociale, ma anche sulla prosecuzione del trasferimento alle Regioni del fondo per la non autosufficienza (altro ingiustificabile taglio al sistema sociale). Vista la totale sordità di questo governo, ho ritenuto di lanciare un messaggio forte in occasione della riunione della commissione degli assessori regionali alle politiche sociali che si è tenuta ieri, 23 settembre. Mi sono rifiutato, unica regione a farlo, di accordare l’intesa col governo sul decreto di riparto del fondo unico di quest’anno. Un gesto deciso per oppormi ad una politica folle che continua ad umiliare i cittadini che vivono in situazioni di disagio togliendo loro quel poco che avevano avuto a disposizione in questi ultimi anni.Una situazione allucinante come il modo di governare di questa maggioranza, specie quando si tratta di interventi a tutela e garanzia dei diritti dei più deboli; decisioni vergognose di un governo che taglia da una parte lasciando inalterati i privilegi dei più forti, di coloro che hanno provocato la crisi che stiamo attraversando.
Marco Amagliani
Assessore ai Servizi sociali della Regione Marche

mercoledì 23 settembre 2009

AFGHANISTAN, RITIRARSI SUBITO! SCANDALOSO CHE IDV E LEGA CONTINUINO A PARLARE DI RITIRO MA NON PRESENTINO UNA MOZIONE!

L’ennesimo ferito, tra i soldati italiani in servizio in Afghanistan, prelude soltanto ad ennesimi lutti e disastri per le nostre truppe come per la popolazione civile. Dall’Afghanistan bisogna andarsene al più presto, cioè subito. Le chiacchiere stanno a zero, a partire da quei partiti - dalla Lega Nord di Bossi all’Idv di Di Pietro - che vanno in televisione a farsi belli dicendo che bisogna ritirare le truppe ma poi si guardano bene dal presentare, in Parlamento, una mozione che obblighi il governo a ritirare le truppe. Uno scandalo politico dentro il tragico scandalo della guerra.
Paolo Ferrero
Segretario Nazionale PRC-SE

FALSO IN BILANCIO, APPELLO A NAPOLITANO: NON FIRMI. SI TRATTA DI UN’AMNISTIA DI FATTO, IMMONDA E ANTICOSTITUZIONALE.

Lo scudo fiscale approvato ieri dal Senato della Repubblica era già una vergogna in sé, dopo l’introduzione dell’emendamento che depenalizza il falso in bilancio siamo ormai in piena collusione, da parte della maggioranza della Pdl e del governo Berlusconi, con i peggiori e più lerci personaggi e interessi del malaffare.
Peraltro, il falso in bilancio configura, di fatto, un’amnistia, il che vuol dire che è stata introdotta nell’ordinamento una legge incostituzionale, visto che per votare e approvare un’amnistia o un indulto serve la maggioranza qualificata dei 2/3.
Di fronte a queste ripetute e impunite forme di riciclaggio di stato per il denaro frutto dell’evasione fiscale ma anche del denaro frutto del traffico di eroina, cocaina, armi, della tratta delle persone e chi più ne ha più ne metta (basta solo che si versi la modesta tangente del 5%) quello che prima era inutilizzabile in Italia viene reso legale e pienamente lecito: siamo al riciclaggio di stato, appunto.
In questo quadro da basso impero vogliamo fare un appello molto forte al Presidente della Repubblica: la legge sullo scudo fiscale non può e non deve essere promulgata perché è anticostituzionale. Napolitano non firmi quella legge. Il Presidente della Repubblica è il garante Costituzione e non può piegarsi alla sua palese violazione da parte del governo.
Paolo Ferrero
Segretario Nazionale PRC-SE

NUCLEARE, LA REGIONE MARCHE RICORRERA' ALLA CORTE COSTITUZIONALE CONTRO IL GOVERNO

Le Marche hanno scelto di dire un no deciso al Nucleare, ma soprattutto alle modalità di realizzazione dei programmi, previste dal Parlamento con l’approvazione della legge 99 del 2009. Modalità che autorizzano a “superare” le scelte dei territori – Regioni ed Enti locali – evidenziate da una lettera a firma congiunta dai presidenti nazionali di WWF, Legambiente e Greenpeace sottoposta e condivisa dalla giunta regionale nell’ultima seduta.
In sostanza la giunta regionale, accogliendo la proposta, presenterà entro il 29 settembre, ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99 per motivi di incostituzionalità legata ai poteri delle Regioni previsti dal Titolo V della Costituzione.
Il Parlamento, con la legge 99 – dice la lettera delle associazioni ambientaliste – ha creato le condizioni giuridiche per scavalcare le Regioni e ridurre le possibilità di informazione dei cittadini fino ad arrivare a militarizzare gli impianti per la cui localizzazione è prevista una proposta da operatori privati.
Esistono i presupposti giuridici per ricorrere contro la delega nucleare al Governo supportati da diverse sentenze della Corte in materia di energia. La Legge 99, infatti, esclude le Regioni e gli Enti locali dalla decisione sulle localizzazioni degli impianti nucleari - equiparandoli ad aree militarizzate - per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, non tenendo conto di quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni in materia di governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale.
Alle Regioni, in sede di Conferenza Unificata, viene chiesta l’intesa solo per la costruzione e l’esercizio degli impianti e non per la localizzazione che rimarrebbe in capo al solo Governo.
Il ricorso alla Consulta per gli stessi motivi è stato già proposto da Piemonte, Liguria, Toscana e Calabria.
Marco Amagliani
Assessore all’Ambiente della Regione Marche

Comunicato stampa sullo sbarramento elettorale alle regionali

I ladri di democrazia continuano ad agire, come sempre, nell’ombra e di soppiatto. Così è iniziato alla Commissione Affari Istituzionali della Camera l’esame urgente di una proposta di legge che dovrebbe modificare, a pochi mesi dalle elezioni, i sistemi elettorali regionali.Come sempre la parola magica è sbarramento perché in questo modo si vuol cancellare anche la rappresentanza del dissenso e che nelle ultime elezioni europee ha consentito di escludere i rappresentanti di ben il 15% degli elettori da Strasburgo. I gruppi consiliari del PRC e del PdCI ritengono necessario che su temi come questi si apra un confronto chiaro e aperto poiché non si può accusare il governo Berlusconi di atteggiamenti liberticidi e poi magari, nel grigio delle commissioni parlamentari, favorire quelli che sono veri e propri golpe.Proprio per questo abbiamo presentato un ordine del giorno al Consiglio regionale delle Marche che vogliamo sia urgentemente discusso e ci auguriamo approvato e soprattutto condiviso da tutto il resto del centro sinistra.
Cesare Procaccini, capogruppo PDCI Regione Marche
Giuliano Brandoni, capogruppo PRC Regione Marche

lunedì 21 settembre 2009

AFGHANISTAN, LE CHIACCHERE STANNO A ZERO. LEGA E IDV PRESENTINO UNA MOZIONE PARLAMENTARE PER IL RITIRO DELLE TRUPPE

Sull’Afghanistan le chiacchiere stanno a zero. Proprio per il massimo e asssoluto rispetto che nutriamo nei confronti delle vittime italiane, soldati che hanno commosso tutto il Paese, come pure verso quelle civili afghane, vittime di cui invece purtroppo nessuno parla, è necessario che la politica adotti comportamenti conseguenti alle parole. Le diverse forze politiche - dalla Lega Nord di Bossi all’idv di Di Pietro - che hanno chiesto, a parole, il ritiro del nostro contingente militare, siano conseguenti con le loro belle affermazioni e presentino in Parlamento una mozione che impegna il nostro Paese a ritirare le nostre truppe. Noi ci impegniamo sin da ora a sostenere tale mozione con attività di mobilitazione nelle piazze e tra la gente, come stiamo facendo a partire da oggi. Altrimenti vuol dire che Lega e Idv fanno solo parole. Chiacchiere vuote e inutili, di fronte a tutti questi morti.

venerdì 18 settembre 2009

FESTA REGIONALE DI LIBERAZIONE SERATA DEI GIOVANI COMUNISTI

SERATA GIOVANI COMUNISTI:
ORE 19 APERITIVO LETTERARIO con la presentazione del libro "l'arte della democrazia" di Claudio Gaetani e Mauro Peroni
ORE 21 Live Raindogs
ORE 23 performance dei NEVROSHOKINGIOCHI
DOPO MEZZANOTTE serata ellettronica a cura dell'agenzia MUKKAKE

























Menù della giornata:
  • PAPPARDELLE AL CINGHIALE
  • MACCERONCINI AL FUME'
  • TORTELLINI AL FUME'
  • STINCO DI MAIALE AL FORNO CON PATATE
  • ARISTA IN PORCHETTA
  • PIATTO FREDDO (formaggio e affettati)
  • PATATINE FRITTE
  • INSALATA VERDE

CORRIDONIA (MC) - VILLA FERMANI- SABATO 19 SETTEMBRE 2009

Ferrero: "Ritiriamo subito le truppe. Nulla giustifica la loro presenza in Afghanistan"

Alle famiglie delle vittime dell'attentato che ha subito un mezzo militare dell'Esercito italiano a Kabul va tutta alla nostra piena solidarietà, il nostro profondo cordoglio e un abbraccio forte, però non possiamo esimerci dal notare come la presenza del contingente militare italiano in Afghanistan è frutto e figlia di una scelta politica e strategica, oltre che militare, assurda e sbagliata. Le truppe italiane vanno ritirate subito. Peraltro, anche la giustificazione della loro presenza con la necessità di garantire lo svoglimennto di elezioni libere e democratiche, in Afghanistan, è stata del tutto vana e inutile, come dimostrano ed hanno denunciato i colossali brogli subiti dalle opposizioni al governo Karzai, denunce fatte da tutti gli osservatori internazionali, da quelli dell'Onu a quelli dell'Unione Europea. Il governo karzai è un governo fantoccio, succube alla politica statunitense, e odiato dai suoi stessi cittadini. L'amministrazione Obama, se vuole davvero dare il segno del cambiamento, dall'era Bush, anche in politica estera, sgomberi l'Afghanistan dalle sue truppe, convinca gli alleati occidentali a fare lo stesso e garantisca all'Onu la possibilità di dare il via a una vera, seria e reale conferenza di pace, che va fatta con tutti, anche con i nemici talebani. L'Italia assecondi questo progetto, e torni ad avere un filo di credibilità internazionale, ordinando l'immediato rientro a casa dei nostri soldati.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale del Prc-Se

domenica 13 settembre 2009

“CON LA FEDERAZIONE E LA GESTIONE UNITARIA SI APRE UNA FASE NUOVA A SINISTRA”

Roma, 13 set. 2009 – Il Comitato politico nazionale del Prc, svoltosi nel finesettimana a Roma, ha concluso questo pomeriggio i propri lavori con l’approvazione, avvenuta col consenso di oltre l’80 per cento dei membri del parlamentino del partito, del documento proposto dalla segreteria nazionale.
Il documento contiene le indicazioni per la prossima fase politica attraverso tre assi portanti: la costruzione della federazione della sinistra di alternativa; la gestione unitaria del partito, con il conseguente allargamento della segreteria nazionale a due esponenti (Rosa Rinaldi e Angusto Rocchi) della minoranza (ex vendoliana) uscita sconfitta dal congresso di Chianciano e indebolita dalla successiva scissione; le campagne politiche d’autunno, a partire dal contrasto alle politiche del governo e dal protagonismo delle e nelle lotte sociali.
In merito alle conclusioni del Comitato politico nazionale, il segretario del Prc, Paolo Ferrero, ha dichiarato:
“Con la decisione di oggi finisce definitivamente la dolorosa e funesta fase delle scissioni e delle spaccature che hanno lacerato Rifondazione e la sinistra; una fase durata sin troppo a lungo e dagli effetti indiscutibilmente nefasti in termini di riconoscibilità, credibilità e organizzazione dell’iniziativa politica del partito e della sinistra.
Da questo momento di apre una nuova fase per guardare avanti. Da un lato attraverso la gestione unitaria del partito. Dall’altro con la federazione, da intendersi come costruzione di uno spazio unitario su basi programmatiche per tutta la sinistra di alternativa: un percorso da realizzare dal basso, rivolgendosi in modo aperto e diretto a soggetti organizzati e singoli, attraverso pratiche democratiche che allarghino gli spazi di partecipazione e si propongano come forma e sostanza di un agire politico comune, a partire dalla dimensione del progetto e dall’iniziativa politica, intrecciandole coi conflitti sociali e con le grandi battaglie civili e culturali”.

venerdì 11 settembre 2009

Interrogazione in Regione del PRC sul caso della centrale operativa fantasma della Protezione Civile a Porto Recanati

Ancona, 11 settembre 2009
Al Signor Presidente
dell'Assemblea Legislativa
delle Marche
Oggetto:Interrogazione in merito alle vicende della sala per la Protezione Civile del comune di Porto Recanati.

Il sottoscritto Consigliere regionale

apprese dagli organi di informazione le notizie relative alla realizzazione e all'inaugurazione, alla presenza del responsabile della Protezione Civile nazionale Guido Bertolaso e del suo omologo regionale Roberto Oreficini, della sala della Protezione Civile del comune di Porto Recanati, nonché del suo successivo e repentino smantellamento, immediatamente successivo all'inaugurazione;

considerato che
seppure la vicenda, per come si è andata sviluppando sulla stampa locale, abbia assunto i toni di una querelle locale tra le forze di maggioranza e minoranza di Porto Recanati, essa investe questioni, quali quelle legate alle attività di protezione civile, a cui i cittadini prestano estrema attenzione, la cui importanza meriterebbe che ne venisse evitato un uso strumentale e propagandistico e rischia di creare imbarazzo in una tra le prime eccellenze della nostra Regione, quale è appunto la struttura della Protezione Civile regionale che ha dato, nelle più diverse occasioni, prova di efficienza e capacità organizzativa e che non merita di veder ridicolizzata la propria immagine ed inficiata la fiducia di cui gode presso la popolazione marchigiana perchè trascinata suo malgrado in vicende di questo livello

interroga il Presidente della Giunta regionale

per conoscere quale sia la situazione aggiornata della sala in questione e della altre strutture periferiche di protezione civile realizzate dagli Enti locali nonché quali azioni la Giunta intenda porre in atto al fine di salvaguardare la struttura regionale di Protezione Civile dai tentativi di strumentalizzazioni propagandistiche da chicchessia posti in essere.
Il Consigliere regionale
Capogruppo PRC-SE
Giuliano Brandoni

giovedì 10 settembre 2009

"Le Ombre Rosse" di Maselli contro il suicidio della sinistra

Devo confessarlo – Citto, me lo potrai mai perdonare? – sono andata a vedere “Le ombre rosse”, l’ultimo film di Citto Maselli, con un carico di diffidenza e preconcetto. Stranamente, avendo il film tutti gli “ingredienti” per attirarmi.Sono andata a vedere questo film immaginando di trovarmi di fronte ad un pamphlet didascalico e noioso. Ed invece mi sono ritrovata di fronte ad una dolente riflessione, che mi ha scavato dentro. E mi sono cinematograficamente trovata di fronte ad un’opera corale, dove ogni figura è archetipo dei vizi, annosi ed esiziali, della sinistra. Già in “Lettera aperta a un giornale della sera”, quarant’anni fa, Maselli ci metteva in guardia da certe derive dell’intellettualità di sinistra. Sembra quasi che in questi decenni questa intellettualità sia stata solo capace di scollarsi ancor più dalla realtà, di parlarsi addosso senza costrutto, di non vedere intorno a sé una realtà che andava mutando. E i clacson finali della destra in festa per la vittoria elettorale, infatti, colgono di sorpresa i nostri intellettuali, presi dalle loro conversazioni astratte. Loro non sapevano. Loro non immaginavano. Loro non credevano. Ombre rosse, appunto. Ombre.Una denuncia dei nostri limiti per svegliarci dal torpore che ci ha colto. Un grido di dolore di chi – militante di vecchia data - non può e non vuole accettare una sinistra che in gran parte si è suicidata. Non può e non vuole e non crede che questa possa essere la fine di tutto. Un monito per tutte e tutti noi affinché si cambi strada ora: forse non è troppo tardi.Alla fine, prima dei titoli di coda, ho avuto un soprassalto di commozione. Il film ha anche una dedica. E’ dedicato a Sandro Curzi. E sono certa che il “nostro” direttore avrebbe molto amato questo film.
Federica Pitoni
www.esserecomunisti.it

COMUNICATO STAMPA 10/9/09:

Il PRC di Porto Recanati intende precisare che il sig. Franco Giordano non è un tesserato del PRC e che appartiene ad un movimento politicamente non vicino al nostro Partito. Ringraziamo il Corriere Adriatico per la pubblicità gratuita che ci ha offerto oggi nel giornale ma allo stesso tempo invitiamo la stampa locale ad essere più attenta alle questioni politiche che riguardano la sinistra e a dare una corretta informazione ai lettori. Sicuramente l’equivoco nasce dal fatto che si presenti Giordano come ex segretario nazionale del PRC (cosa corretta) ma il PRC è totalmente estraneo all’iniziativa odierna tanto da non essere stato neppure invitato.
Ciò nonostante auguriamo una buona riuscita dell’assemblea ed una profonda riflessione sull’attuale difficile situazione del Paese ma anche sul reale significato di una Sinistra “unita e plurale”.
Luca Falaschini
Segretario Circolo PRC “Guido Puletti”

mercoledì 9 settembre 2009

GIUDICI, ATTACCHI DEL PREMIER INACCETTABILI. SUBITO REFERENDUM SUL LODO ALFANO!

Le inchieste aperte dalle procure di Milano e Palermo sulle stragi di mafia e sui rapporti tra mafia e gruppi politici ai tempi delle stragi devono poter andare avanti, senza timori reverenziali verso niente e nessuno. Ha ben ragione l’ANM a protestare contro Berlusconi e i suoi tentativi di intimidazione e indebita pressione contro e sui magistrati.
D’altra parte, è evidente che quelli che i depistaggi e le minacce che Berlusconi cerca di mettere in atto sono il frutto più avvelenato e peggiore del lodo Alfano, lodo che la Corte costituzionale discuterà il 6 ottobre, probabilmente dichiarandolo anti-costituzionale, e che rende i cittadini diseguali di fronte alla legge, visto che permette al premier una sostanziale e infinita impunità e immunità.Una vera vergogna contro la quale, come Rifondazione comunista, ci siamo già battuti e ci continueremo a battere assieme a molte altre forze politiche e sociali con la raccolta di firme e poi con la messa al voto del referendum contro il lodo Alfano.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC-SE

lunedì 7 settembre 2009

INFORMAZIONE, CASO REPORT ULTIMA GOCCIA. IL PRC ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 19 SETTEMBRE.

Rifondazione comunista conferma la propria adesione alla manifestazione per la difesa della liberta’ d’informazione del 19 settembre indetta dalla Fnsi e dalle diverse associazioni di categoria, oltre che dall’associazione Articolo 21. In un momento cosi’ buio per la nostra democrazia e’ nostro dovere scendere in piazza. Gli attacchi alla libertà d’informazione continuano, come dimostra il caso Report, cui la Rai ha tolto ogni protezione legale, il che vuol dire impedire di fatto alla coraggiosa trasmissione diretta da Milena Gabanelli di poter continuare a fare il proprio serio e onesto lavoro, quello di un’informazione che non ha peli sulla lingua né falsi conformismi per nessuno.
Berlusconi calpesta tutte le regole democratiche proponendosi come un dittatore di ritorno, minacciando editori, giornalisti e oppositori. Ha riesumato le veline di ben altra memoria e sta cercando di asservire il servizio pubblico radiotelevisivo italiano al governo.
La liberta’ d’espressione, sancita dall’articolo 21 della nostra Costituzione, e’ seriamente minacciata e lo dimostrano gli avvenimenti degli ultimi mesi, campanelli d’allarme anche all’estero. Rifondazione, che ha sempre sposato la battaglia per la difesa della liberta’ di stampa fuori e dentro il Parlamento, il 19 si mobilitera’ con tutte le sue forze e strutture, rivendicando la liberta’ di informare e di essere informati.