Le Marche hanno scelto di dire un no deciso al Nucleare, ma soprattutto alle modalità di realizzazione dei programmi, previste dal Parlamento con l’approvazione della legge 99 del 2009. Modalità che autorizzano a “superare” le scelte dei territori – Regioni ed Enti locali – evidenziate da una lettera a firma congiunta dai presidenti nazionali di WWF, Legambiente e Greenpeace sottoposta e condivisa dalla giunta regionale nell’ultima seduta.
In sostanza la giunta regionale, accogliendo la proposta, presenterà entro il 29 settembre, ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99 per motivi di incostituzionalità legata ai poteri delle Regioni previsti dal Titolo V della Costituzione.
Il Parlamento, con la legge 99 – dice la lettera delle associazioni ambientaliste – ha creato le condizioni giuridiche per scavalcare le Regioni e ridurre le possibilità di informazione dei cittadini fino ad arrivare a militarizzare gli impianti per la cui localizzazione è prevista una proposta da operatori privati.
Esistono i presupposti giuridici per ricorrere contro la delega nucleare al Governo supportati da diverse sentenze della Corte in materia di energia. La Legge 99, infatti, esclude le Regioni e gli Enti locali dalla decisione sulle localizzazioni degli impianti nucleari - equiparandoli ad aree militarizzate - per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, non tenendo conto di quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni in materia di governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale.
Alle Regioni, in sede di Conferenza Unificata, viene chiesta l’intesa solo per la costruzione e l’esercizio degli impianti e non per la localizzazione che rimarrebbe in capo al solo Governo.
Il ricorso alla Consulta per gli stessi motivi è stato già proposto da Piemonte, Liguria, Toscana e Calabria.
Marco Amagliani
Assessore all’Ambiente della Regione Marche
In sostanza la giunta regionale, accogliendo la proposta, presenterà entro il 29 settembre, ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99 per motivi di incostituzionalità legata ai poteri delle Regioni previsti dal Titolo V della Costituzione.
Il Parlamento, con la legge 99 – dice la lettera delle associazioni ambientaliste – ha creato le condizioni giuridiche per scavalcare le Regioni e ridurre le possibilità di informazione dei cittadini fino ad arrivare a militarizzare gli impianti per la cui localizzazione è prevista una proposta da operatori privati.
Esistono i presupposti giuridici per ricorrere contro la delega nucleare al Governo supportati da diverse sentenze della Corte in materia di energia. La Legge 99, infatti, esclude le Regioni e gli Enti locali dalla decisione sulle localizzazioni degli impianti nucleari - equiparandoli ad aree militarizzate - per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, non tenendo conto di quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni in materia di governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale.
Alle Regioni, in sede di Conferenza Unificata, viene chiesta l’intesa solo per la costruzione e l’esercizio degli impianti e non per la localizzazione che rimarrebbe in capo al solo Governo.
Il ricorso alla Consulta per gli stessi motivi è stato già proposto da Piemonte, Liguria, Toscana e Calabria.
Marco Amagliani
Assessore all’Ambiente della Regione Marche
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